Il crescente ruolo dei cambiamenti climatici sta dimostrando un impatto sempre più forte sulle migrazioni interne e transfrontaliere dei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, ancora non esiste un riconoscimento della condizione dei rifugiati climatici o ecoprofughi nel sistema di asilo internazionale.

Lo status di rifugiato climatico non è assolutamente facile da ottenere e spesso chi è costretto a spostarsi per via delle conseguenze del riscaldamento globale vive in un vero e proprio limbo di silenzio. Ma i migranti ambientali ci sono, così come ci sono i cambiamenti climatici.

Proprio su queste tematiche si concentra The Climate Limbo, il nuovo documentario promosso dall’Associazione di Promozione Sociale Cambalache, realizzato da Dueotto Film, scritto da Elena Brunello, con la regia di Paolo Caselli e Francesco Ferri. Un progetto finanziato attraverso il Consorzio delle Ong Piemontesi da Frame, Voice, Report! con il contributo dell’Unione europea.

La complessa connessione tra cambiamenti climatici e spostamenti umani

The Climate Limbo racconta il nesso tra cambiamento climatico e migrazioni. Attraverso le storie di Queen, fuggita dalla Nigeria a causa dei danni causati dal petrolio sull’ambiente, di Rubel, scappato dalle feroci inondazioni del Bangladesh e le voci di Francesco, Luigi e Carlotta, agricoltori e allevatori italiani che si confrontano con il problema della desertificazione e della perdita di biodiversità in Italia, il film vuole documentare come il cambiamento climatico spingerà sempre più persone a lasciare la propria terra.
Passando dalle terre del Piemonte, ai campi di riso del Bangladesh, al delta del Niger fino ai ghiacciai delle Alpi, si comprende la complessa connessione tra cambiamenti climatici e spostamenti umani.

Il film ha partecipato a numerosi festival e ha avuto diverse proiezioni pubbliche. In questi giorni per esempio viene proiettato in Giappone. L’elenco delle proiezioni è in continuo aggiornamento sulla pagina Facebook ufficiale del documentario.

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