alberi sintetici puliscono l'aria dalla CO2Negli ultimi anni l’attenzione nei confronti del riscaldamento globale ha conquistato una diffusione crescente. Questo non deve mettere da parte la consapevolezza, spesso non rimarcata, che il pianeta non riuscirà a tollerare l’aumento in atto della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera.

Sebbene infatti sempre più persone si rendano conto della gravità della situazione, non ci sono importanti segnali di inversione di tendenza e le stime indicano che la concentrazione della CO2 aumenterà ancora per decenni.

Le nazioni ora sottosviluppate e quelle in via di sviluppo consumeranno in un futuro quanto mai prossimo ancora più petrolio e gas naturale.

E’ triste dirlo, ma trasporti aerei, trasporti navali e su gomma non vedono ancora all’orizzonte una risposta alternativa al petrolio. I veicoli elettrici, a parità di dimensione, immagazzinano meno dell’1% dell’energia contenuta nella benzina. L’idrogeno ha bisogno di serbatoi molto pesanti e con un volume 10 volte superiore a quello utilizzato per i derivati del petrolio.

Fino a quando esisteranno i combustibili fossili o derivati dal petrolio, un’opzione praticabile e poco pubblicizzata è estrarre CO2 dall’aria.

Parte del gas potrebbe essere assorbita incrementando le aree coperte da foreste, ma le attività antropiche producono così tanta anidride carbonica che non c’è la disponibilità di terreni abbastanza ampi per catturare anidride carbonica a sufficienza.

Ma invece che issare un’arrendevole bandiera bianca vi sottoponiamo una soluzione sicuramente innovativa e rivoluzionaria.

Gli alberi assorbi-CO2

treesPotremmo chiamarli alberi artificiali, ma sono in realtà macchine che assorbono la CO2 atmosferica e rallentano l’aumento di tale gas serra, contenendo e riducendo il riscaldamento globale.

Questi dispositivi di filtraggio – immaginateli come alberi sintetici – sono in grado di catturare molta più CO2 rispetto a dei veri alberi di dimensioni simili.

I prototipi finora in fase di studio, sono opera del Georgia Institute of Technology, della Global Research Technologies di Tucson e della Columbia University negli Stati Uniti, dell’Università di Calgary, in Canada e del Politecnico di Zurigo in Svizzera.

Tutti questi progetti si basano sul concetto di filtro, non molto diverso da quello che si occupa di filtrare l’aria nelle comuni automobili. Quando l’aria attraversa il filtro entra in contatto con un materiale sorbente che chimicamente lega la CO2, mentre azoto, ossigeno e altre sostanze tornano nell’atmosfera.

alberi sintetici puliscono l'aria dall'anidride carbonica

Per contrastare il cambiamento climatico sarebbe necessaria una cattura su scala planetaria, ma lo studio ha per ora come obiettivo il processo di base. I primi, piccoli prototipi realizzati, suggeriscono che l’ampia diffusione di dispositivi di questo tipo potrebbe arrestare o addirittura ridurre l’attuale concentrazione di CO2 in atmosfera.

Come gli alberi in natura, i prototipi si differenziano per forma e dimensione, con i filtri simili a quelli delle cappe delle cucine a gas. Esposti all’aria, una volta che sono carichi di CO2, subiscono il processo di rigenerazione. Il gas intrappolato viene liberato dal sorbente e compresso fino allo stato liquido. Il pannello ripulito può quindi riprendere il suo lavoro e continuare a separare il gas dall’aria.

La cattura dell’aria potrebbe dunque compensare le emissioni dei veicoli che bruciano combustibili fossili o aiutare a sostituire i combustibili fossili con liquidi sintetici, che non richiedono l’estrazione dalle miniere o la trivellazione di carbone, petrolio o gas naturale. Ovviamente, la cattura dell’aria non solo deve funzionare dal punto di vista chimico ma deve anche essere pratica, conveniente dal punto di vista economico ed efficiente dal punto di vista energetico.

Le stime, a questo punto dell’evoluzione di tale tecnologia, indicano che questo sistema di “lavaggio dell’aria” è un’opzione più praticabile rispetto alla cattura diretta dallo scarico dei veicoli, che presuporrebbe l’esistenza a bordo dei veicoli di grandi volumi di CO2 da consegnare in un punto di raccolta (ogni kg di benzina consumato produce 3 kg di CO2).

albero sintetico

Tale operazione aprirebbe inoltre una vastità di scenari tutti da valutare, infatti – oltre al sequestro – che cosa si può fare con la CO2 catturata?

Ci sono diverse opzioni.

Industrie come quelle delle bibite gassate, delle ali di pollo surgelate e del ghiaccio secco, sappiatelo, fanno uso di anidride carbonica. Questo gas è usato anche per stimolare la crescita delle colture in serra, come solvente non inquinante o come refrigerante. Attualmente, i pochi produttori industriali che ne controllano il mercato hanno un ricarico molto alto, soprattutto per via del trasporto. Tale costo si potrebbe in parte abbattere con metodi di cattura atmosferica distribuita, se questa dovesse prendere piede su scala mondiale.

Quindi, fin tanto chei trasporti non saranno più efficienti e puliti, la separazione dell’anidride carbonica dall’aria permetterebbe ad automobili, aerei e navi di poter compensare le emissioni, grazie alla cattura remota da parte dei filtri atmosferici, poichè la CO2 rimane in atmosfera per decenni o addirittura secoli, e viaggia parecchio. Pensate che l’atmosfera si rimescola in modo così profondo che avrebbe senso catturare la CO2 in Nuova Zelanda per bilanciare emissioni del Nord America. Con la distribuzione delle macchine di cattura si potrebbe produrre un’automobile a emissioni zero, catturando, prima che escano dalla catena di montaggio, le 100 tonnellate di anidride carbonica che – secondo le stime – un’automobile emette nell’arco della sua vita.

In un mondo futuro in cui le concentrazioni atmosferiche di CO2 fossero già stabilizzate, la cattura potrebbe addirittura ridurre i livelli di questo gas serra, recuperando le emissioni del passato e riportando l’orologio atmosferico ai livelli dell’era pre-industriale. Insomma, se la cattura atmosferica venisse adottata su larga scala contrasterebbe decisamente il cambiamento climatico.

Fonte: University of Calgary – David W. Keith | Le Scienze – Klaus S. Lackner
Pubblicazione: 29/12/2010 – Ultimo aggiornamento: 29/12/2010

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