Sì, scrive George Monbiot sul quotidiano britannico The Guardian, perché il benessere dell’umanità e quello del pianeta sono legati.

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Se spendiamo i soldi per l’ambiente, i poveri moriranno di fame e di freddo o non avranno né scarpe né istruzione: ecco l’argomentazione con cui vengono quotidianamente bacchettati gli ambientalisti. Buona parte di quelli che la usano, però, sostengono le politiche che mantengono i poveri nella loro situazione e garantiscono all’1% della popolazione la fetta più grossa delle risorse mondiali.

È vero che a volte le politiche ambientali si scontrano con la giustizia sociale, soprattutto quando sono concepite male. Ma nell’insieme la salvaguardia dell’ambiente è davvero incompatibile con la giustizia sociale? È il problema che ha affrontato l’Oxfam, un’organizzazione internazionale che combatte la povertà, in un interessante rapporto pubblicato a febbraio. Per stabilire se le attività economiche favoriscano o danneggino l’umanità e la biosfera, Kate Raworth, autrice del rapporto, ha creato un modello essenziale, basato sulla soglia della giustizia sociale al di sotto della quale nessuno dovrebbe trovarsi e quella della distruzione al di sopra della quale l’impatto umano non dovrebbe spingersi.

La soglia della giustizia sociale è fissata dalle 11 priorità elencate dai governi che si preparano al summit di Rio previsto per giugno:

  • sicurezza alimentare,
  • reddito congruo,
  • acqua pulita e servizi igienici,
  • assistenza sanitaria efficiente,
  • accesso all’istruzione,
  • lavoro dignitoso,
  • servizi energetici moderni,
  • capacità di ripresa dai traumi,
  • parità tra i sessi,
  • equità sociale,
  • diritto di espressione nelle politiche democratiche.

La soglia della distruzione è fissata dai 9 confini planetari individuati a Stoccolma nel 2009 da un gruppo di scienziati che ha stabilito i livelli massimi oltre i quali mettiamo in pericolo i sistemi viventi della Terra:

  • cambiamento climatico,
  • perdita di biodiversità,
  • uso di azoto e fosfato,
  • impoverimento dell’ozono,
  • acidificazione dei mari,
  • uso dell’acqua dolce,
  • cambiamenti dell’uso della terra,
  • particolato nell’atmosfera,
  • inquinamento chimico.

Rispetto ai primi tre indicatori siamo già oltre la soglia e rispetto agli altri ci siamo vicini. Che succederebbe se tutti quelli che oggi sono al di sotto della soglia della giustizia sociale la superassero? Verremmo irrimediabilmente spinti oltre la soglia della distruzione?

La risposta, come dimostra Raworth, è no. Fornire cibo suiciente al 13% della popolazione che soffre la fame, per esempio, significa aumentare le scorte mondiali solo dell’1%. Anche fornire l’elettricità al 19% di chi attualmente non ce l’ha farebbe aumentare le emissioni globali di anidride carbonica solo dell’1%. Per portare tutti al di sopra della soglia globale di povertà assoluta (1,25 dollari al giorno) servirebbe lo 0,2% del reddito mondiale.

I bisogni di tutti.

internazionale-ambiente-5Per contrastare la povertà quasi tutti i governi cercano d’innalzare gli standard di vita dei poveri senza far niente per frenare il consumo dei ricchi. Come riferisce il rapporto dell’Oxfam, la giustizia sociale è impossibile senza “un’equità di gran lunga superiore nell’uso delle risorse naturali”.

Certo, non tutte le misure per la tutela dell’ambiente sono socialmente giuste. Come esempi di politiche apparentemente verdi che danneggiano i poveri, Raworth cita gli espropri condotti dalle aziende produttrici di biocarburanti o da quelle che piantano alberi per accumulare crediti di carbonio. Ma bisogna ricordare che la lotta contro questi due flagelli è stata guidata dagli ambientalisti, che ne hanno riconosciuto i rischi molto prima che i loro detrattori le usassero come la prova della perfidia del movimento verde.

Sono molti di più i casi in cui la povertà è stata aggravata dalla mancanza di politiche ambientali. Il rapporto dell’Oxfam sottolinea che superare uno qualunque dei 9 confini planetari può “compromettere gravemente lo sviluppo umano, soprattutto di chi vive in povertà”. Il cambiamento climatico, per esempio, sta già colpendo alcuni tra i più poveri del mondo. E la povertà estrema, proprio come la ricchezza estrema, può danneggiare anche l’ambiente.

Con qualche eccezione, giustizia sociale e tutela ambientale non solo sono compatibili, ma sono indispensabili l’una all’altra.

Come diceva Gandhi, la terra offre abbastanza per soddisfare i bisogni di ognuno, ma non l’avidità di tutti.

Internazionale_ambiente_3Internazionale_ambiente_2Fonte: Internazionale n.942 | Illustrazioni: Angelo Monne
Pubblicazione: 02/04/2012 – Ultimo aggiornamento: 02/04/2012

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1 COMMENTO

  1. sono certe politiche sociali (soprattutto quelle fatte male) a cozzare con quelle ambientali. Viceversa a me sembra una provocazione!

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